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Documento Radio Aut

Proposte di intervento radiofonico


«La costituzione di un collettivo politico riteniamo sia la condizione indispensabile per un corretto e democratico uso di Radio Aut e per fare finalmente continuità e organicità al suo funzionamento. Solo a partire da una presenza politico-culturale nel territorio, che sia al tempo stesso proposta di mobilitazione e organizzazione autonoma del sociale (comitati di disoccupati, organismi di lotta dei precari, collettivi femministi, circoli e cooperative culturali ed economiche, associazioni sportive ecc.), si può pretendere di costituire un rapporto dialettico tra la struttura radiofonica e l’ambiente. Non perdendo di vista le difficoltà che “Musica e Cultura” e Radio Aut attraversano, ci sforzeremo di conciliare le indicazioni di carattere generale con l’esigenza di adeguare la ripresa, a breve scadenza, delle trasmissioni, ai livelli di discussione e di produzione che il gruppo esprimerà. Questo a partire dalla convinzione che il processo di trasformazione della struttura sarà lento e travagliato e che l’aderenza alle indicazioni di carattere generale dipenderà esclusivamente dalla capacità del gruppo di assumere le caratteristiche di collettivo politico. Riteniamo che l’uso democratico di una radio si articoli per livelli differenziati e dialetticamente collegati. Un primo livello è quello dell’INFORMAZIONE E CONTROINFORMAZIONE, che si presenta immediatamente come momento di rifiuto e di ridimensionamento dell’informazione di regime e del monopolio dell’industria del consenso (RAI, TV, stampa e mass media in genere). La notizia discende direttamente dal sociale e va riproposta, in maniera amplificata, al sociale stesso, senza filtri o interventi manipolatori. Nel caso di accesso a fonti differenziate (agenzie, notiziari ecc.) si pone un problema di rielaborazione e di verifica nel sociale. Tutto questo presuppone un uso molto ampio di registrazioni dal vivo e una notevole disponibilità di presenza politica. per quel che riguarda la selezione della notizia, il criterio di priorità viene indicato dalla collocazione che una radio si è data all’interno della dinamica dello scontro politico e di classe e delle esigenze del sociale ad emergere autonomamente. Centrale, a questo primo livello è la creazione di un forte movimento di opinione non scissa dalla crescita di ogni movimento di contropotere. Un secondo livello è quello dell’INTERVENTO POLITICO. La radio diventa strumento diretto, come il volantino, il video-tape o il megafono, dell’iniziativa di lotta e del progetto politico complessivo di una struttura di base “dislocata socialmente e territorialmente”. È questo il livello dell’agitazione politica vera e propria, dell’istigazione alla rivolta e all’organizzazione autonoma delle proprie lotte: indicazioni minime, come quelle relative all’autoriduzione, allo sciopero, all’occupazione di spazi del potere si intersecano con indicazioni di più largo respiro sull’articolazione della “trasgressione” e sulla difesa degli “spazi di contropotere delle masse”. Il tutto da intendere evolutivamente in direzione del terzo livello,, quello degli SPAZI AUTOGESTITI. È il livello in cui la realtà sociale si appropria dello strumento radiofonico e lo usa direttamente per allargare e difendere le “macchie liberate” e come mezzo di coordinamento delle lotte e delle iniziative di massa. All’interno di questo terzo livello trovano possibilità di espressione realtà non immediatamente collegate al territorio, come “Cristiani per il socialismo”, “Amnisty International”, “CISA” ecc.: questi spazi si inseriscono a pieno titolo nel processo di crescita di un movimento di opinione democratico e di opposizione alla politica del compromesso storico.

 

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